I big delle grandi piattaforme vietano i social ai loro figli: il nuovo paradosso delle élites. Come ci cambia il marketing digitale. Le nuove norme italiane sull’utilizzo dei social. I social hanno distrutto la democrazia negli Usa? Obama porta l’Europa ad esempio positivo. Si può fare un social senza manipolazione? Il tentativo di Mastodon. Questo e altro nella nuova rassegna di articoli qui citati.
La segnalazione non corrisponde necessariamente a concordare con le tesi sostenute negli articoli, selezionati per offrire spunti di riflessione anche critica. I testi riportano sia le opinioni degli specialisti che il modo con cui il grande pubblico interpreta la questione. I diritti sono degli autori e dei siti che li pubblicano.
- big delle grandi piattaforme vietano i social ai loro figli. Le linee guida dell’Oms sono chiare. Per i bambini da zero a due anni vale il divieto assoluto di essere piazzati davanti a uno schermo, dai due ai quattro anni non si deve mai stare per più di un’ora al giorno a guardare passivamente schermi televisivi o di altro genere, come cellulari e tablet. Dai 6 ai 10 anni la soglia critica si ferma a 2 ore. L’Oms spiega che il tempo trascorso davanti allo schermo può danneggiare i bambini e indica correlazioni con sovrappeso, obesità, problemi di sviluppo motorio e cognitivo e di salute psico-sociale. Inoltre l’eccessiva esposizione ai dispositivi rischia di ledere la capacità di esprimere emozioni e comunicare efficacemente.
- Negli ultimi anni, un’accresciuta familiarità con gli annunci pubblicitari che visualizziamo sugli smartphone e su altri dispositivi digitali ha stimolato, tra le altre cose, una serie di riflessioni sui limiti e sulle condizioni di utilizzo degli strumenti che permettono alle aziende di applicare strategie di marketing sempre più complesse e di indirizzare le comunicazioni commerciali a determinati e selezionati gruppi di utenti. Uno dei principali punti deboli delle tradizionali ricerche di mercato basate sui questionari, concordano diversi esperti, consisteva nel trascurare aspetti che spesso condizionano inconsapevolmente le scelte dei consumatori.
- Non è una fake news perche le foto sono vere. La Nasa ha distribuito delle foto scattate lo scorso 7 maggio su Marte dal rover Curiosity, in missione sul pianeta rosso dal 6 agosto 2012, in cui sembrerebbe ritratta una porta. Se non una porta si vede quella che sembrerebbe a tutti gli effetti una apertura alla base di una parete rocciosa molto regolare e dall’aspetto artificiale. Potrebbe ricordare l’entrata ad una cripta oppure ad una tomba di quelle che si potrebbero vedere nel deserto egiziano. È una fake news perché non è una porta
- L’assiepamento sui social durante l’invasione dell’Ucraina. Una nozione di psicologia sociale aiuta a capire la transitorietà e superficialità di alcune reazioni collettive agli eventi di questi giorni
- Dal controllo dell’età ai redditi dei baby influencer: la stretta del governo sui minori sui socialIl ministero della Giustizia vara una serie di misure per la sicurezza in rete degli under 18. Focus anche sul denaro dei giochi online. Leggi anche qui.
- Usa: Obama torna ad attaccare social media, impariamo da Europa. Ex presidente: ‘Ue ha indicato la strada da seguire’
- Così i social hanno distrutto la democrazia negli Usa. Lo psicologo sociale Jonathan Haidt ha provato a raccontare come le piattaforme abbiano trasformato la società americana in una odierna “Torre di Babele”. E illustra anche tre possibili soluzioni per invertire la rotta
- Chi è Eugen Rochko, l’uomo che voleva ridare potere agli utenti dei social network. Per offrire un’alternativa agli utenti che vogliono sottrarsi al capitalismo della sorveglianza, questo ingegnere informatico tedesco ha creato una piattaforma decentralizzata, Mastodon, priva di pubblicità e che lascia tutto il potere agli utenti. Accettando i rovesci della medaglia
- Cosa sappiamo di Livello Segreto, la nuova community Mastodon italiana. Il fondatore Fabio “Kenobit” Bortolotti ci racconta la nuova istanza basata su Mastodon, che si pone l’obiettivo di svincolare i social network dalla loro evoluzione più commerciale, non senza critiche