[Pace; Video]
Presento l’introduzione all’incontro con Antonio Maria Baggio, co-fondatore con Chiara Lubich e Professore ordinario di Filosofia Politica nell’Istituto Universitario Sophia a Loppiano (FI).
Successivamente sarà resa disponibile anche il video della relazione del professor Baggio.
QUI IL VIDEO DELL’INTRODUZIONE
L’incontro è stato organizzato dal gruppo Obiettori per la Pace di Arezzo. In questa introduzione ricordo che nel 1972 (legge 772) l’Italia riconosceva il diritto all’obiezione di coscienza al servizio militare e la possibilità di “servire la Patria” anche attraverso la nonviolenza e la gestione positiva dei conflitti. Nel 1992 veniva concesso l’asilo politico a quanti si rifiutavano di combattere la guerra nella ex Iugoslavia.
Sono passati rispettivamente cinquant’anni e trenta anni da allora, e soprattutto sono passati quasi 80 anni dalla fine della Seconda guerra mondiale e dall’entrata in vigore della nostra Costituzione, il cui articolo 11 prescrive:
«L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali;
consente in condizioni di parità con gli altri Stati alle limitazioni di sovranità
necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia tra le nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo».
Avevamo l’impressione che, almeno in Europa, gli orrori delle due guerre mondiali (una sorta di “Guerra dei Trent’anni” del Novecento, 1914-1945) ci avessero resi immuni dal virus della guerra aperta, fatta di eserciti che si combattono, di civili che vengono massacrati, di violazione delle stesse norme di diritto internazionale, di manipolazione delle notizie e di propaganda. C’erano stati episodi che abbiamo tentato di rimuovere e silenziare, come la guerra nei Balcani o in Crimea ma -appunto – abbiamo voluto credere che si trattasse di fatti marginali. Avevamo creato l’Unione Europea, visto cadere il muro di Berlino e – come si erano sopite le secolari rivalità tra le nazioni dell’Europa occidentale – pensavamo che sarebbe accaduto altrettanto anche a Est. Ma il vaccino, così dolorosamente conquistato a prezzo di quasi 80 milioni di morti nel mondo, sembra aver perso di efficacia, e ci troviamo impreparati e sorpresi dalla recrudescenza del male.
In realtà eravamo assieme vittime e responsabili di un grave errore di prospettiva: in un mondo in cui “tutto è connesso” ci siamo convinti che le tante guerre combattute in varie parti del pianeta non ci riguardassero, che le ingiustizie palesi e crescenti fossero tollerabili, che la sicurezza basata sulle spese militari e la politica di potenza ci tutelasse. Invece fin dal 2014 Papa Francesco aveva usato l’espressione “terza guerra mondiale a pezzi”. Ancora il 4 dicembre 2020 ripeté:
“Diamo un’occhiata al mondo così com’è. Guerre ovunque.
Stiamo vivendo la terza Guerra Mondiale a pezzi”