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Su You Tube c’è un video che (secondo un calcolo fatto da Economist) è stato guardato (sinora) 3,3 miliardi di volte. Dura 4 minuti e 13 secondi ma tradotto in ore complessivo significa che (sinora) gli umani hanno dedicato a un singolo video qualcosa come 250 milioni di ore. Si tratta del monte ore necessario a costruire altre cinque piramidi di Giza (ok, quattro piramidi di Giza più i due terzi della quinta …). Il tempo dedicato alla comunicazione digitale si è fortemente espanso. Con che tipo di qualità? Con quali prospettive? Siamo passati da una civiltà di produttori a una di consumatori. L’ideologia del paleocapitalismo imponeva la necessità della produzione; quella del neocapitalismo predica la meraviglia del consumo. Tra produrre (come macchine o bestie) e consumare (come passivi spettatori) c’è una alternativa: è il generare. “Generare” è un’operazione interpersonale, che coinvolge sia il valore della gratuità (stare con qualcuno perché è un valore in sé: l’aspetto positivo del “consumare”), sia il valore della realizzazione di qualcosa che prima non c’era (l’aspetto positivo del “produrre”). È questa scissione tra produrre e consumare che occorre superare. Anche nella comunicazione digitale. È quello che ci proponiamo in queste pagine: sia io scrivendole che tu leggendole. Non fermiamoci.
Recensione del libro su “Avvenire”:
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Edizioni Nuova Prhomos, Sansepolcro