La vivacissima sezione di Ancona della società Filosofica Italiana ha svolto il 19 novembre scorso un Laboratorio Filosofico che ha affrontato le tematiche da me presentate il precedente 15 novembre preso la Facoltà di Economia dell’Università di Ancona.
Ringrazio tutti gli intervenuti per l’interesse e il bel dibattito che era seguito alla mia relazione. Dibattito che si è poi arricchito con il Laboratorio che si è svolto presso la Libreria Fogola (luogo di passione per la cultura, una bella libreria indipendente). Ne riporto la sintesi, a cura della Sfi, e alcune foto. Un ringraziamento particolare alla Presidente della Sfi di Ancona, nonché Vicepresidente Nazionale, Prof.ssa Bianca Maria Ventura.
Laboratorio Filosofico. Condotto da Maria Grazia Conti
- Specificità del digitale (connessione) e dell’analogico (relazione);
- La percezione sociale: diffidenza e ipervalutazione;
- Punti di forza e fattori di rischio del digitale;
- Necessità di una consapevole convivenza tra le due dimensioni: digitale e analogico;
Il confronto si apre con la condivisione di alcuni concetti chiave, volti a definire le condizioni di connessione e di relazione, le quali, a loro volta rimandano rispettivamente ai concetti di digitale e di analogico. Questa la sintesi:
- La CONNESSIONE rimanda al DIGITALE che è un insieme NUMERABILENUMERABILE NUMERABILE NUMERABILENUMERABILE (digit = somma, non numero) per la quale ci servono competenze per usare software e piattaforme anche se non capiamo fino in fondo come funzionano; – La RELAZIONE rimanda all’ANALOGICO (dal latino “analogus” che indica ciò che si basa sulla somiglianza tra fenomeni diversi. Si usa in vari ambiti, come la logica, la fisica, l’elettronica e la poesia. La caratteristica dell’analogico è la sua natura ermeneutica, cioè la ricerca e l’attribuzione di significato ai fenomeni uniti tra loro per analogia, appunto.
Il titolo della relazione stimolo del 15 novembre u.s. – Connessi o in relazione? – allude ad un’alternativa tra l’”essere connessi” e “l’essere in relazione”: o l’una o l’altra cosa. La tesi di Anselmo Grotti, invece, è che tra le due modalità dell’essere in rapporto non vi sia alternativa ma coesistenza. La ragione per cui i presenti condividono che le due dimensioni – digitale e analogico – possano ed anzi debbano coesistere risiede nel fatto che ciascuna delle due ha un elemento, per così dire, di ricchezza e uno di povertà. Il digitale ci dà una serie di dati molto più ampia di quanto noi stessi con le nostre menti riusciremmo mai a mettere insieme e questa è la sua ricchezza ma ha anche la sua povertà perché la sua dimensione resta legata ai dati numerici cui non sa attribuire significati; l’analogico, invece è ricerca e costruzione di significati, è interpretazione del reale e questa è la sua ricchezza. Ma anche l’analogico soffre di una sua povertà che consiste nel fatto di ridurre il mondo in simboli da interpretare e, dunque, di sovrapporre alla realtà interpretazioni soggettive e arbitrarie. Il digitale “conta”; l’”analogico” racconta ed è proprio nel racconto che si costruiscono e si negoziano i significati, si costruisce la relazione. Di queste due dimensioni, che caratterizzano l’esperienza umana contemporanea, sembra prevalere la dimensione digitale, tanto che la mancata padronanza degli strumenti tecnologici genera una forma di inadeguatezza. La verità è che la stessa tecnologia, se da un lato sostiene e potenzia le capacità umane, dall’altro discrimina ed esclude chi, per qualche ragione, non può fruirne.