[Notizie; Iconica]. Su invito dell’associazione “Acheropita” domenica 16 ottobre sarò a san Domenico assieme all’artista e performer Francesca Interlenghi per parlare sul tema “Creazione, libertà e significazione: dalla società dello spettacolo all’arte come luogo di comunicazione”.
È stato Guy Debord a utilizzare l’espressione “società dello spettacolo”: un grande stato ipnotico che ci culla nella beatitudine di continui stimoli di intrattenimento. Quante volte ci diciamo che viviamo nella società dell’immagine? Spesso lo diciamo in senso negativo, intendendo sia la società dell’apparenza e della superficialità che l’inarrestabile flusso di video, fotografie, immagini e tutto il repertorio iconografico connesso.
Eppure non solo l’immagine non è di per sé negativa, ma non lo è neppure il suo essere sovrabbondante. Grazie all’enorme ricchezza del patrimonio iconico nel quale siamo immersi l’immagine può aprire spazi di conoscenza, di riflessione, di contemplazione. A patto di saperla leggere. Per lo più riteniamo scontato che si debba imparare a leggere il testo scritto, mentre non ci sarebbe bisogno di nessuna preparazione per leggere l’immagine.
Basterebbe aprire gli occhi e guardare. Invece, come spesso accade, la realtà è molto più complicata (e per fortuna anche molto più bella e interessante). L’immagine è seduttiva, può far credere ciò che non è e può nascondere ciò che è. L’immagine può essere banalizzata, manipolata, equivocata. Ma può essere luogo di espressione e comunicazione autentiche. Anche nel mondo digitale.